Mario Melazzini, Amministratore Delegato di ICS Maugeri S.p.A., è stato invitato insieme al Direttore Scientifico Walter Ricciardi a partecipare alla diretta streaming di ANSA.IT per parlare della situazione in cui si trova il sistema sanitario italiano e delle conseguenze derivate dall’emergenza da Coronavirus.
Secondo il professore sarebbe necessario partire da una riflessione, ovvero che la pandemia ha portato le organizzazioni sanitarie a modificare drasticamente l’approccio alla programmazione, sia per quanto riguarda la “pronta risposta che deve essere messa in campo per affrontare le problematiche dal punto di vista clinico-assistenziale delle persone affette da patologia Covid”, sia per quello che concerne la risposta al post-Covid. Mario Melazzini prende ad esempio proprio gli Istituti Maugeri, che si sarebbero proprio trasformati, a partire dalla fine dello scorso febbraio, da quello che era un setting assistenziale tradizionale a un setting assistenziale totalmente diverso. Solo negli Istituti Maugeri sono stati assistiti oltre 6.000 pazienti affetti da Covid-19, per i quali si è dovuto poi riconvertire nuovamente il setting per identificare un percorso di recupero apposito per riabilitarli dagli effetti della patologia, la quale ha avuto conseguenze “sia a livello respiratorio, che a livello neurologico, neuromotorio e cardiologico”. Quando poi sono arrivati i vaccini, e con questi la possibilità di mettersi a disposizione della comunità come centro vaccinale, gli Istituti Maugeri si sono convertiti anche in hub vaccinali e in punti di riferimento per tutte le aziende che hanno avuto la facoltà di “offrire ai propri dipendenti la vaccinazione direttamente sul posto di lavoro”.
Passando agli effetti dell’emergenza sanitaria, per Mario Melazzini una delle conseguenze più gravi, che peseranno soprattutto sull’aspettativa di vita di tante persone, riguarda la mancata, o comunque ridotta, adesione dei cittadini alle attività di screening e diagnostica tradizionale. Dal rapporto dell’Osservatorio Screening si evince infatti che “sono saltati 4 milioni di inviti negli screening, 2,5 milioni di test per la diagnosi dei tumori del collo dell’utero, della mammella e del colon retto”. In Lombardia, ad esempio, sono stati registrati “screening oncologici ridotti al 60%, 52% in meno di mammografie, 32% in meno di esami al colon”, numeri davvero preoccupanti. In merito alla questione, il professore da tempo sottolinea che se è vero che la pandemia abbia sconvolto tutto, è altrettanto vero che c’è una routine che deve continuare, e “questa routine si chiama prevenzione, si chiama assistenza, si chiama soprattutto risposta a dei bisogni di salute”. Partendo dal presupposto che il tempo perso porterà, purtroppo, a diagnosi di patologie già avanzate, l’unico modo per tentare di recuperare la situazione è facendo gioco di squadra, mettendo a punto una pianificazione chiara basata sui numeri registrati.
Quando al termine della discussione si chiede al Professore di tirare le somme e dare un voto alla sanità italiana, Mario Melazzini risponde che mentre il piano vaccinale merita un dieci, la programmazione dell’attività e la risposta che la sanità dovrebbe normalmente garantire supera appena la sufficienza. Ciò che manca è “una regia a livello nazionale” che garantisca un’organizzazione precisa, omogenea e soprattutto equa.